LA STANCHEZZA DI UN AVVOCATO



Ebbene sì anche gli avvocati si stancano, anche gli avvocati a volte non ne possono più. Siamo esseri umani e come tali abbiamo dei limiti. Anche se alcuni ci dipingono come dotati di super-poteri, così non è.
Come tutti lavoriamo, a volte andiamo oltre i nostri doveri professionali, molto spesso ciò che facciamo viene sottovalutato nella migliore delle ipotesi e vituperato quando non fatto oggetto di esposti all'ordine per il solo gusto di metterci i bastoni fra le ruote e crearci un danno inutile.
Anche noi ci stanchiamo di stare dietro alle lamentele e alle pretese dei Clienti che ci versano addosso tutte le loro aspettative, più o meno realistiche, e tutte le loro pretese, per la maggior parte irrealizzabili, convinti che, dotati della bacchetta magica di Mago Merlino, in un batter d'occhio noi si possa convincere un Giudice ad anticipare un'udienza, accelerare le indagini di un PM, interrompere la sospensione dei termini oppure vincere una causa senza far spendere un centesimo.
No, cari signori, non funziona così.
E oggi mi tolgo qualche sassolino dalla scarpa, consapevole di andare incontro alle ire del popolo.
Il mio dominus il primo giorno di pratica forense mi disse: "Il Cliente è il tuo peggior nemico", forse era un maldestro tentativo di dissuadermi dall'intraprendere la carriera forense che già dava i primi segni di sofferenza, ma essendo ben consapevole che non sarebbe mai accaduto.
Come dico sempre la toga è nel mio DNA.
Più comprensibilmente questa frase voleva riferirsi al fatto che il mio lavoro come avvocato non sarebbe mai stato riconosciuto e apprezzato perchè in ogni caso mi sarebbero state mosse delle critiche, quasi mai costruttive ma sempre denigratorie, da parte dei Clienti.
E la vita professionale gli ha dato ragione.
Quando va bene mi sento dire che sono un'incompetente e che non so fare il mio lavoro, oppure, altra perla di saggezza, che "non faccio niente".
Quando va meno bene mi sento dire che non vado in udienza oppure che ci mando dei sostituti (cosa che è nel mi pieno diritto fare visto che l'autorizzazione me la da il Cliente stesso nella nomina... se poi non legge quello che firma, beh sono problemi suoi), oppure che non mi faccio trovare al telefono (ho una segretaria che risponde) o che non rispondo alle mail (certo che se mi scrivi per dirmi che hai cambiato lavoro non mi sembra il caso di dare una risposta, ne prendo atto e vado oltre).
Quando proprio sono alla frutta dicono che non sapevano che lo stragiudiziale non era coperto dal gratuito (peccato che hai firmato un'informativa in tal senso) e che ho chiesto soldi quando loro avevano diritto al gratuito (vedi sopra).
I Clienti sono esigenti, petulanti e maleducati, non hanno rispetto nè della professione nè della persona che quella professione svolge.
Ma le cattive abitudini gliele abbiamo date noi con la "moda" della "prima consulenza gratuita", con l'essere a disposizione anche per questioni che non riguardano l'incarico che abbiamo ricevuto.
Mi sono sempre posta al servizio del cittadino e le mie recenti attività social ne hanno dato la conferma, credo fermamente in quello che faccio e nel fatto che la professione vada spiegata per essere compresa.
Ma a tutto c'è un limite e quando questo limite viene oltrepassato cala la scure e con essa ogni disponibilità, ogni forma di comprensione ed empatia scompaiono.
Va bene la critica, va bene anche lo scontro duro, ma quando viene a mancare il rispetto allora non si merita più nulla.

Commenti

  1. Condivido in toto, cara Valeria. La notte per noi Avvocati sensibili e responsabili, alcune volte, non trascorre serena.
    Avvertiamo su di noi il peso immane di certe scelte professionali che lasciano il segno.

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